Qualche settimana fa a Reggio Emilia, si è celebrato il centenario di Loris Malaguzzi, fondatore del metodo pedagogico delle scuole di Reggio Emilia, nato nel febbraio del 1920. Il programma radiofonico Fahrenheit di Rai Radio3 ha dedicato una puntata all’evento, che era intitolato :inveceilcentoc’è.
Fahrenheit ha voluto raccontare il centenario di Loris Malaguzzi attraverso le testimonianze di chi vive o ha vissuto la scuola Diana, la prima a sperimentare il suo approccio educativo. Le voci dei bambini e delle bambine di oggi che augurano a Loris buon compleanno, e riflettono sul fatto che ora il suo corpo non c’è fisicamente, ma Lui c’è, perché il suo spirito è presente nella scuola, ci hanno aperto gli occhi sul potere immaginativo dei bambini. E ci hanno fatto venire un po’ i brividi!
Centenario di Loris Malaguzzi:
non per commemorare ma per immaginare insieme
Ascoltare per radio bambini, insegnanti, atelieriste della scuola Diana, è stato molto interessante. Soprattutto quando abbiamo scoperto che alcuni bambini e bambine delle scuole di Reggio di ieri, insegnano nella scuola di Reggio di oggi. Questi protagonisti ci hanno parlato di nostalgia del futuro, che è un po’ quello che almeno noi di Nini sentiamo ora.
La celebrazione ha ricordato i valori della pedagogia di Loris Malaguzzi. Prima di tutto questo: nessuno può fare da solo, è necessaria una rete di persone, bambini e adulti, che lavorino insieme, che si prendano cura gli uni degli altri. Una comunità etica, nelle parole dello psicologo Howard Gardner.
I valori condivisi
Per Malaguzzi ogni bambino è portatore di diritti e potenzialità e cresce nella relazione con gli altri. I bambini delle scuole di Reggio Emilia già piccolissimi sperimentano molti modi di entrare in relazione, in un ambiente che li vuole liberi e protagonisti, una “scuola in movimento”.
Per esempio le “assemblee”, in cui imparano, insieme agli insegnanti, il rispetto, l’ascolto, i tempi del dialogo ma anche la progettazione. Oppure, ancora, il coinvolgimento nella preparazione del pranzo, il racconto delle storie (i più grandi ai più piccoli) nel tempo dedicato al riposo… Tutti i momenti della scuola sono importanti, perché il bambino conosce e impara il mondo anche in modo indiretto.
Il Reggio Children Approach
Insomma, tutto viene appreso giocando. “Niente senza gioia” è scritto all’ingresso della scuola Diana: la vita va vissuta con questo intento di gioco e di gioia.
Da questo pensiero, dunque, è nato un movimento internazionale, il Reggio Emilia Approach, che si è sviluppato e diffuso nel mondo, in 146 paesi. Molto più che in Italia. Ecco perché nel nostro piccolo show room di Roma spesso entrano turisti americani, inglesi, tedeschi esclamando “Reggio Emilia!”. E con sorpresa ed entusiasmo ci raccontano come hanno conosciuto questo approccio educativo.
I cento linguaggi dei bambini
Base del pensiero di Malaguzzi sono i cento linguaggi dei bambini, che sono portati a esprimersi e comunicare non solo attraverso la parola e la scrittura. I bambini infatti hanno innato un bagaglio creativo che permette loro di pensare “tenendo tutto interconnesso”, dai numeri alla corporeità alla fantasia…
Ecco perché Malaguzzi parlava di 100 linguaggi. La pittura, il movimento, la canzone, la luce, il colore e molti altri ancora sono canali di espressione dei bambini e strumenti che permettono loro di imparare. Un apprendimento non nozionistico ma sperimentale: esplorano, provano, scoprono…
Questa molteplicità di linguaggi per i bambini è una dote naturale, una potenzialità che emerge se si trovano nel luogo adatto in cui sono liberi di esprimersi e creare.

Il tavolo luminoso usato nelle scuole di Reggio Emilia
Gli Atelier nelle scuole di Reggio Emilia
Nelle scuole di Reggio sono stati pensati gli Atelier, che sono i luoghi, le situazioni per scoprire, sperimentare, inventare, capire. Le mani, il corpo e la mente sono chiamati a rendere visibili i pensieri.
L’atelierista e l’educatore, infatti, offrono alcuni stimoli, ma lasciano i bambini liberi di fare da soli e di esprimersi liberamente. Con il passare degli anni gli atelier hanno incluso, oltre alle attività artigianali, anche quelle digitali, utilizzando il mezzo digitale sempre in una modalità esplorativa e creativa. Quante invenzioni ne potranno nascere?
Proprio dagli atelier, noi di Nini abbiamo preso l’ispirazione per il nostro tavolo luminoso Tavoluccico, che, come nelle scuole di Reggio, porta a casa la luce come strumento di sperimentazione e scoperta. Possiamo sperimentare le trasparenze, la sovrapposizione dei colori, le consistenze dei materiali. Allora possiamo inventare sempre storie nuove, sovrapponendo, muovendo forme e inventando personaggi.
E invece il cento c’è
Siamo contente che Fahrenheit abbia portato agli ascoltatori di tutta Italia queste celebrazioni. Cento anni di una incredibile visione del bambino, della scuola e del futuro. Vi salutiamo con le parole stesse di Loris Malaguzzi che affermano in poche righe il suo pensiero: e invece il cento c’è.
IL BAMBINO È FATTO DI CENTO
Il bambino
ha cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.Loris Malaguzzi